Il dolce di Carnevale

Tutti adorano il Carnevale, le sue maschere e soprattutto i dolci. Per grandi e piccini è un momento di festa goliardica, di sfilate variopinte, di balli e di scherzi. E’ la celebrazione dell’allegria per eccellenza! E’ la festa di tutti i ceti sociali, ricchi o poveri che si tratti, tutti vogliono per un giorno fare libero sfogo alla fantasia e all’allegria. Nel corso dei secoli e in realtà geografiche diverse, il carnevale si è arricchito di sfumature sempre nuove.

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La parola Carnevale deriva dal latino “carnem levare” (ovvero “eliminare la carne”), espressione con cui nel Medioevo si indicava la prescrizione ecclesiastica di astenersi dal mangiare carne a partire dal primo giorno di Quaresima, vale a dire dal giorno successivo alla fine del Carnevale (il mercoledì delle ceneri), sino al “giovedì santo” prima della Pasqua. Il carnevale infatti, nel calendario liturgico cattolico-romano si colloca necessariamente tra l’Epifania (6 gennaio) e la Quaresima. La Quaresima rappresentava, dunque, un periodo di digiuno e astinenza che proibiva il consumo di carne. Le prime testimonianze documentarie del Carnevale risalgono ad epoca medievale (intorno all’VIII sec. ca.) e parlano di una festa caratterizzata da godimento sregolato di cibi, bevande e piaceri sensuali. Per tutta la durata della festa si sovvertiva l’ordine sociale vigente e ognuno poteva scambiarsi i ruoli, nascondendo la vecchia identità dietro delle maschere. Una delle caratteristiche principali del Carnevale è, infatti, l’uso di maschere. Studi sul significato psicologico della volontà di indossare una maschera hanno mostrato che l’irresistibile attrazione esercitata dal carnevale sta proprio nella possibilità di smettere di essere se stessi per assumere le sembianze e il comportamento della maschera. Tutti i festeggiamenti si chiudevano con la condanna, la morte e il conseguente funerale di un fantoccio, il “re Carnevale”. Questo poneva fine al periodo degli sfrenati festeggiamenti.

Protagoniste assolute del Carnevale sono da sempre le maschere. Da quelle classiche e più conosciute a quelle moderne, al passo coi tempi. Queste maschere sono, inoltre, ben legate ad un determinato territorio. Per citarne qualcuna, tra le più antiche abbiamo le maschere di Arlecchino e Brighella, (Bergamo), di Pantalone e Colombina (Venezia), Pulcinella (Napoli) oppure Dottor Balanzone (Bologna). Forse pensando al Carnevale si pensa subito al vestito variopinto di Arlecchino, così colorato perché cucito con i pezzetti di stoffa donatogli dai suoi amici. La più antica maschera siciliana è quella di Peppe Nappa (Messina/Catania), nato anch’egli intorno al Seicento con la Commedia dell’arte,  dal vestito ampio di colore azzurro chiaro con berretto di feltro bianco. Anhe Peppe Nappa, come Arlecchino, rappresenta nelle commedie un servitore, sciocco e molto pigro. Viene regolarmente picchiato per ogni guaio che combina dal suo padrone. Il suo soprannome “Nappa” caratterizza il soggetto, associandolo alle “pezze” o “toppe” (in dialetto siciliano dette “nappa” appunto) ovvero all’elemento simbolo della miseria  anche se i suoi abiti, seppur poveri, non hanno toppe. 

Il Carnevale cambia da città a città, e da una punta all’altra dello Stivale porta tanta allegria: sicuramente il più famoso d’Italia è quello di Venezia ma non dimentichiamo Viareggio, di Putignano, di Cento, oppure quello storico di Ivrea. In Sicilia le feste e sfilate di carri allegorici, accompagnati da musica e gruppi mascherate, sono quelle di Acireale  Sciacca.

Curiosità: a Milano, dove si osserva il rito ambrosiano, il Carnevale finisce con la prima domenica di Quaresima; l’ultimo giorno di carnevale è il sabato, ovvero quattro giorni dopo rispetto al martedì in cui termina nelle città dove si osserva, invece, il rito romano.Il perché è presto spiegato. Secondo la tradizione il vescovo di Milano, Sant’Ambrogio, impegnato in un pellegrinaggio non potè celebrare i primi riti della Quaresima in città. La popolazione di Milano lo aspettò prolungando il carnevale sino al suo arrivo, posticipando il rito delle Ceneri che si svolsero, quindi, la prima domenica di Quaresima. Questo carnevale, presente con diverse tradizioni anche in altre parti dell’Italia, prende il nome di Carnevalone.

E che Carnevale è senza dolci e fritti? Ecco allora la mia ricetta delle FRITTELLE DI RISO AROMATIZATE AL LIMONCELLO.

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