A SAN MARTINO OGNI MOSTO DIVENTA VINO

“A San Martino ogni mosto diventa vino” è il proverbio che accompagna la degustazione del vino novello l’undici novembre, giornata che è stata scelta per celebrare una grande festa autunnale e rendere omaggio alla vendemmia.

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               (immagine da web)

Si organizzano serate in compagnia di amici riuniti intorno ad una tavola con maccheroni, grigliate di carne e salsiccia, castagne arrosto, formaggi, olive schiacciate, fave secche bollite e degustate con olio extravergine d’oliva che è proprio nel suo periodo di produzione (la raccolta delle olive è appena iniziata e i frantoi sono a lavoro) e ovviamente non può mancare una bottiglia di vino novello.

Ogni zona d’Italia ha un suo menù tipico per San Martino. Scoprire queste ricette è come fare un viaggio nelle tradizioni culinarie e vinicole all’interno del mostro bel paese. C’è chi accompagna il vino nuovo con la polenta e c’è chi lo degusta con la senape selvatica (“u sinapu”), tipica verdura invernale siciliana. Per non parlare poi dei dolci tipici abbinati alla festa come le frittelle cosparse di zucchero o i biscotti di San Martino (Palermo), tondi e aromatizzati che si mangiano inzuppandoli nel vino moscato (dolci devozionali che una volta si sorteggiavano in mezzo alle strade della vecchia Palermo); i sammartinelli imbottiti di ricotta e cioccolata; le susumelle calabresi dette anche Pitte di San Martino, sono i dolci tipici delicati come il loro nome che significa “carezze”; oppure il San Martino veneziano, un dolce di pastafrolla con la forma di un cavaliere in groppa ad un cavallo, che poteva essere ricoperto o meno di cioccolato o guarnito con glassa di zucchero colorata, praline, caramelle e cioccolatini.

L’undici novembre e’ un giorno ricco di appuntamenti, feste e sagre e molte sono le cantine in cui si festeggia il primo vino dell’ultima vendemmia aprendo le porte alle visite guidate nelle cantine sotterranee, con degustazioni di vino abbinato a prodotti del territorio. Insomma è un momento di festa per tutti, grandi e piccini! Ma chi era questo san Martino che ricordiamo in questa giornata di festa? Era vescovo di Tours, vissuto tra il 317 e il 397. La sua storia affonda le radici in tempi lontani, mescolando storia e leggenda. Figlio di un soldato romano era diventato egli stesso soldato, arruolandosi nella guardia imperiale; successivamente lascia l’esercito e si batte contro l’eresia ariana; vive per alcuni anni come eremita, diventa vescovo di Tours e fonda uno dei primi monasteri dell’Occidente. Secondo una antica leggenda è noto per avere donato metà del suo mantello a un mendicante seminudo e sofferente incontrato per strada alle porte di Amiens. Senza alcuna esitazione Martino divise in due parti il mantello, cedendone un pezzo al mendicante. Miracolosamente il tempo cambia: il freddo si calma e comparve il sole: fu quella la prima estate di San Martino, che si ripete ogni anno. Nei paesi anglosassoni è detta Indian Summer (estate indiana) La leggenda narra anche che la stessa notte in cui donò il mantello al pover’uomo gli apparve in sogno Cristo, riconsegnandogli la parte del mantello data al povero, e che la mattina, al suo risveglio, il mantello fosse integro. Martino comprende allora che il mendicante era Gesù stesso. Un altra leggenda è legata alle oche, che fanno scoprire il nascondiglio di Martino che non voleva diventare vescovo con il loro starnazzare, attirando l’attenzione degli uomini che lo stavano cercando: perciò in diversi Paesi europei, tra cui la Germania, e in Alto Adige c’è la tradizione di mangiare l’oca a San Martino. Sempre in Germania è diffusa è anche la processione delle lanterne, costruite dai bambini stessi, tra canti e tanta allegria!

Ecco come ho festeggiato io, con i RAVIOLI DI SAN MARTINO: preparando dei ravioli speciali, con la farina di castagne, un ripieno di broccoletti e pancetta e una riduzione di vino rosso aromatizzato!

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