Caltanissetta: operazione “Colpo su colpo”

Ultimo arresto per l’operazione “Colpo su colpo”, condotta dagli agenti della squadra mobile di Caltanissetta per il tentato omicidio ai danni di Antonino Pitrolo e Salvatore Calcagno, avvenuto a Niscemi il 3 agosto del 1991. Le manette sono scattate ai polsi di Salvatore Vallone che, all’epoca dell’esecuzione delle altre misure cautelari, si trovava in Germania e se ne attendeva l’estradizione per poter procedere alla notifica del provvedimento restrittivo a suo carico.

L’interpol di Roma ha proceduto al trasferimento di Vallone da Monaco di Baviera a Roma Fiumicino da dove è stato associato al carcere di Rebibbia.

Salvatore Vallone, dopo la sua scarcerazione nel 2009, si era rifugiato a Mezingen in Germania.  Il mandato di arresto europeo è stato emesso nell’ambito dell’operazione di polizia  Colpo su colpo, che aveva portato all’arresto di Giuseppe Madonia, 67 anni; Giancarlo Maria Lucio Giugno, 54 anni; Salvatore Calcagno, 59 anni; Raimondo Giuseppe Romano, 44 anni; Pasquale Trubia, 46 anni; Giovanni Passaro, 57 anni e Nunzio Emmanuello, 57 anni.

L’ordinanza cautelare, fondata sulle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia fra cui Antonino Pitrolo, Giuliano Chiavetta, Gaetano Trainito, Salvatore Trubia, Giuseppe Trubia, Emanuele Celona e Leonardo Messina, riguardava due episodi omicidi ari ai danni di altrettanti esponenti della Stidda di Niscemi: Paolo Nicastro e Salvatore Campione, nonché un tentato omicidio ai danni di due esponenti di spicco di cosa nostra della famiglia di Niscemi: Antonio Pitrolo e Salvatore Calcagno.

Proprio in quest’ultimo episodio delittuoso, avvenuto nella piazza centrale di Niscemi durante la festa del patrono ad agosto del 1991, alla presenza di molti fedeli, era stato coinvolto Salvatore Vallone che, in concorso con Salvatore Russo, Vincenzo Russo e Salvatore Mastrantonio, cui è stato notificato l’avviso della conclusione delle indagini preliminari, dovrà rispondere del tentato omicidio ai danni dei due importanti esponenti di Cosa nostra, avendo esploso al loro indirizzo numerosi colpi di arma da fuoco, uno dei quali attingeva il Calcagno a una gamba, provocandogli lesioni giudicate guaribili in 20 giorni, mentre Pitrolo era rimasto illeso.

Altri proiettili, sparati all’impazzata sulla folla accorsa alla festa, hanno ferito altre tre persone che si trovavano casualmente sul luogo del delitto. Erano stati i capi degli stiddari, Salvatore e Vincenzo Russo a deliberare l’azione criminosa e a fornire appoggio logistico ed armi agli esecutori materiali del delitto. Mastrantonio aveva fornito supporto logistico, mentre Vallone era stato l’esecutore materiale dell’attentato, utilizzando una pistola semiautomatica calibro 7,65 mm corto e una pistola semiautomatica calibro 9 mm corto. Per questo Vallone dovrà anche rispondere di detenzione e porto illegale di armi da fuoco in luogo pubblico.

Il delitto si inquadra nella sanguinosa guerra di mafia che lasciò sul terreno centinaia di vittime e che vide la forte contrapposizione tra Cosa nostra e Stidda a Niscemi, per il controllo del territorio. Tutti i delitti sono contestati dunque insieme all’aggravante mafiosa.

Maria Chiara Ferraù

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