Tortorici (Me): la chiesa di San Nicolò

La chiesa di San Nicola (o Nicolò) a Tortorici, nel messinese, è uno dei più antichi edifici di culto. Esisteva già prima del 1400. Qui fino al 1502 veniva praticato il rito greco. Nel 1663 per un cospicuo lascito di don Matteo Calà commissario dell’inquisizione della “comarca” di Tortorici, fu eretta la Insigne Collegiata con un capitolo di tredici canonici. La chiesa era molto più grande di quanto la possiamo vedere oggi. Il diluvio del 1682 la distrusse parzialmente e il luogo di culto venne ricostruito nello stesso sito e completato nella sua parte esterna nel 1804, come riporta l’iscrizione sulla facciata.

Edificio ad una sola navata, la chiesa di San Nicolò fino a qualche decennio fa aveva ben 14 altari. Nell’altare centrale in legno sono custodite le reliquie di San Nicolò di Mira. Nell’abside, invece, si conservano due tele del pittore locale, discepolo di Giuseppe Tomasi da Tortorici, Francesco Napoli “Circoncisione di Gesù” del 1713 e “San Nicolò di Mira” del 1683.Sulla parete destra, invece, dove vi era la cappella delle “ ”, rimane l’omonimo e bellissimo dipinto di Giuseppe Tomasi, restaurato recentemente. Nella tela, in basso a destra, si può notare una figura che sembra estranea a tutta l’impostazione del dipinto.Probabilmente era l’autoritratto dello stesso Tomasi. Dello stesso pittore sulla parete sinistra è custodito il dipinto “Vergine dolente”.Bellissimo e di pregevole manifattura l’altare della Madonna del Carmine che in basso presenta un paliotto in legno con nicchie.Colonne intrecciate in legno sostengono la nicchia dove è alloggiata la statua della Madonna del Carmine con il Bambino in braccio. In ginocchio ci sono le statue di due Santi Carmelitani. Un’opera attribuibile allo scultore locale Sebastiano Leone,mentre l’adorazione potrebbe essere di Giuseppe di Giovanni. Di fronte a questa cappella della Madonna del Carmelo si trovano le statue intagliate in legno e decorate della Sacra famiglia. Nel 1786 il maestro Filippo Franchina harealizzato il soffitto per “tarì” (la moneta dell’epoca) diciotto per ogni canna. Il maestro Raffaele Lavalli di Palermo per “oncie” (altra moneta del periodo) cinquantaquattro ne 1570, realizza il magnifico organo” oggi inutilizzabile.

Se si alza lo sguardo nella chiesa di San Nicolò non si può non restare affascinati dalla bellezza del soffitto ligneo riccamente decorato con motivi floreali. Se non si conoscesse l’origine del materiale, si potrebbe benissimo pensare che il soffitto della chiesa sia di stoffa, tale la perfezione del disegno.

Maria ChiaraFerraù

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