Ragusa: in ricordo di Michele Perriera

Sono passati oltre due anni dalla morte di Michele Perriera. Il vuoto umano e, nel contempo, culturale che il regista e scrittore palermitano ha lasciato nella sua città diventa sempre più ingombrante. Classe 1937, Perriera ha fondato e diretto il teatro e la scuola di teatro Teatès di Palermo straordinaria “palestra” artistica per numerosissimi allievi attori e registi, molti dei quali tutt’oggi artisti affermati.

“Michele Perriera – scrive Mario Di Caro sul quotidiano “La Repubblica” (sezione di Palermo, l’11 settembre del 2010) – ha attraversato quarant’anni di cultura con il segno di un’originalità costante, mai conformista, mai sottomesso alle mode, ma sempre portatore di un travaglio psicanalitico, di uno scavo nella parola”.

In occasione del secondo anniversario della scomparsa di Perriera la memoria dello scrittore rivive attraverso l’incontro culturale promosso dal Centro Studi “Feliciano Rossitto”. Una serata interessante in quanto incorniciata dalla esposizione di alcune fotografie di Letizia Battaglia, gentilmente messe a disposizione dall’Istituto Gramsci Siciliano di Palermo, che ritraggono alcuni momenti dell’attività di Perriera, e senza dubbio arricchita dall’intervento di Giuseppe Campione e dalla testimonianza del figlio di Perriera, Gianfranco.

Per comprendere la personalità di Michele Perriera è sufficiente ricordare quanto egli scrive nel 2009: “Vorrei, dopo la mia morte, rincontrare i miei vecchi amici e parlare con loro del bel futuro e ridere, ridere molto delle nostre difficili scelte. Io da morto, loro da vivi. E fare una gran festa tra i vivi e i morti” (“I nostri tempi”, per le Edizioni Sellerio). Dopo l’introduzione dei lavori, curata dal presidente del Centro Studi “Feliciano Rossitto” (Giorgio Chessari), a tracciare i momenti della vita culturale e umana di Perriera è stato Giuseppe Campione, politico e già presidente della Regione siciliana. Eletto segretario della Dc siciliana, nel febbraio del 1982, dopo l’assassinio Dalla Chiesa, Campione è presidente della Commissione regionale Antimafia dal 1986 al 1991. Esponente della sinistra Dc, presiede due governi della Regione, da luglio 1992 al dicembre 1993. Diviene presidente subito dopo le stragi di Capaci e di via d’Amelio.

Con forte emozione Campione ha rievocato le stragi di mafia, la reazione della politica e la genesi dell’appello ai siciliani “voluto da noi con Michele Perriera: quasi si invocasse una rivoluzione culturale per sradicare la condizione mafiosa da un contesto di società e per rendere gentile il destino della nostra terra”. Un appello che suona come “un’epifania di verità … con parole di consistenza inusitata, che sanno di rovesciamenti, che negano coraggiosamente qualsiasi tentazione consolatoria, che trovano la loro misura in un procedere fermo, declinato dalla consapevolezza”. Una consapevolezza che splende attraverso la luminosità del linguaggio di Perriera.

Gianfranco Perriera ha ricordato la figura del padre non solo sotto l’aspetto umano e culturale, ma anche quello relativo al suo rapporto con la società. Egli puntava all’anima delle persone. Era capace di innescare un processo profondo, far percepire il vuoto, quel vuoto da cui emerge la volontà di rinascita, di vero cambiamento.

La serata si è conclusa con la lettura di alcuni brani da parte di Elena Pistillo e con la proiezione di un breve video “L’arte della fuga”, girato da Pippo Zimmardi, in occasione dello spettacolo “Come non lo sai?”, con testo e regia di Michele Perriera.

 

Giuseppe Nativo

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