Niscemi (Cl): omicidio Sandri, fermato Marcello Campisi

L’uomo è stato fermato su ordine del Pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Catania a Rosignano Solvay dove risiedeva per ragioni di lavoro.

Il fermo arriva dopo ulteriori dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuliano Chiavetta, già condannato per l’omicidio Sandri e dopo l’udienza che si è svolta alla corte di appello di Catania a carico dell’altro soggetto, minorenne all’epoca dei fatti, S.C., coimputato per l’efferato delitto.

Il provvedimento è stato emesso per evitare che, in caso di condanna dell’altro imputato, Campisi si desse alla fuga.

LA STORIA Pierantonio Sandri scomparve a Niscemi il 3 settembre del 1995 a 19 anni, tre mesi dopo il diploma conseguito in un istituto professionale di Catania. Si era allontanato nel pomeriggio in compagnia di un amico che era andato a prenderlo a casa a bordo della sua moto. Non aveva documenti con sé, né denaro. Gli amici stamparono un manifesto con la sua fotografia diffondendola nei paesi vicini e la madre, Antonietta Burgio, insegnante in pensione, diffuse un appello. Nel 2003 alla donna venne recapitata una lettera anonima nella quale c’era scritto: “è giunta l’ora di fare giustizia”. Consegnata ai Carabinieri, la missiva ha consentito che venisse riaperto il caso.  Era il 22 settembre del 2009 quando, grazie alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, venne rinvenuto lo scheletro di un uomo dagli agenti della polizia nel bosco di Niscemi, nascosto in una buca. Era il cadavere di Pierantonio Sandri. Il 9 gennaio del 2010 nella chiesa madre di Niscemi don Luigi Ciotti celebra i funerali di Pierantonio Sandri.

LE INDAGINI E IL PROCESSO. A togliere la vita a Pierantonio Sandri era stato un ex alunno della madre: Giuliano Chiavetta, condannato per omicidio e in seguito divenuto collaboratore di giustizia. Interrogato dagli inquirenti ammise, fra le lacrime di essere stato lui l’omicida, indicando il luogo esatto della sepoltura. La “colpa” di Pierantonio era quella di aver assistito all’incendio di un’auto da parte di una gang di giovani mafiosi tra cui un minorenne che cercavano di rendere più incisiva la richiesta di pizzo. Temevano una denuncia e per questo hanno strangolato e poi colpito alla testa la povera vittima per poi trasportarne il cadavere nel bosco dove è stato sepolto superficialmente.

L’otto giugno del 2011 a Catania si è svolta l’udienza del processo per l’omicidio al tribunale dei minori a carico di Chiavetta che dichiarò di aver agito insieme ad altre persone. A febbraio del 2010 il processo di primo grado al tribunale dei minori del capoluogo etneo si conclude con la condanna di Chiavetta, già in carcere, a 14 anni di reclusione. Non erano ancora stati individuati i complici dell’agguato.

Maria Chiara Ferraù

Commenti
Caricamento...

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi